Quattordici chilometri
Luogo
Periodo
Sinossi
QUATTORDICI CHILOMETRI In collaborazione con Università degli studi di Torino - Dipartimento Lingue e Letterature straniere e Culture Moderne Con il sostegno di Assemblea Regionale Siciliana e Instituto Cervantes Milán 14 chilometri è un monologo a tre voci14 chilometri è uno spettacolo interpretato da una sola attrice, ma in scena ci sono tre personaggi14 chilometri è la distanza che separa l’Africa dall’Europa14 chilometri è lo stretto di Gibilterra14 chilometri è il desiderio di poter essere un’altra persona14 chilometri è il non poter scegliere da che parte stare. Nascerci e punto. 14 chilometri è la frontiera fisica e invisibile tra la nostra realtà e i nostri sogni 14 chilometri è la storia di un uomo malato e una ragazzina che desidera oltrepassare i 14 chilometri che la separano dal suo sogno. Testo José Manuel Mora Traduzione italiana Marta Bevilacqua Adattamento drammaturgico e allestimento Marta Bevilacqua e Jose Olmos Produzione Settembre Teatro Con Marta Bevilacqua Costumi Monica Di Pasqua Spazio sonoro elettronico Giovanni Tripi Chitarra e Loop Rocco Di Bisceglie Luci Ximo Rojo Assistenza Paola Zoppi Coproduzione Arròs a Banda Part
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Curiosa ed interessante rappresentazione della voglia di fuggire.
Di superare un confine, non solo geografico.
Di spingersi oltre le barriere culturali e fisiche.
Un'ora di Azione teatrale.
Due mondi e 3 personaggi in pochi metri di palco.
Luci tenue. Musiche coinvolgenti.
Scenografia ridotta al "limite", quello che separa il dentro dal fuori.
Il confine trasparente tra uomo e donna, vecchiaia e gioventù, puro ed impuro, qui ed altrove.
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Su quel che si è disposti a cedere di sé o a rubare a un altro per realizzare un desiderio.
Quattordici chilometri di Settembre Teatro è uno spettacolo molto interessante, anzitutto perché porta in Italia il testo di un drammaturgo spagnolo contemporaneo che da noi è quasi sconosciuto, José Manuel Mora, tradotto per la prima volta in italiano da Marta Bevilacqua. In secondo luogo, lo spettacolo offre numerosi spunti di riflessione perché tocca diverse tematiche importanti ma non ne esaurisce nessuna, lasciando aperte molte porte. Quattordici chilometri è un dialogo intimo tra l’attrice e il pubblico: la confessione di una ragazza marocchina che, nella speranza di poter attraversare i 14 chilometri che la separano dalla Spagna, e abbandonare la vita di indigenza che conduce a Tangeri, si “vende” a un uomo bianco, malato terminale, che ha scelto lei, una niña ingenua, per alleggerire un destino di solitudine. Il tema di contorno è quello dell’emigrazione nord-africana verso le coste spagnole e, a ben vedere, anche la prospettiva di chi compie il viaggio opposto. Ma i concetti fisici di confine e di limite si intrecciano a quello astratto dei desideri. Ci viene chiesto qual è il prezzo che si è disposti a pagare per soddisfarli, se si può barattare sé stessi o gli altri per un sogno.
Molto particolare è l’allestimento dello spettacolo. Si tratta di un monologo per sola attrice ma a tre “voci”, il racconto alterna il punto di vista di tre personaggi: la donna malata, la ragazzina dalla pelle olivastra e l’uomo bianco. Inizialmente i ruoli non sono chiari, le voci si alternano ripetutamente, i continui salti temporali e i pochissimi riferimenti spaziali rendono la vicenda fumosa. Lo spettatore deve comporre i tasselli di un mistero, guidato dalla narrazione di Marta Bevilacqua che, poco per volta, come in un flusso di coscienza, lo conduce alla comprensione – comunque solo parziale.
L’attrice si muove in uno spazio tagliato in due da un’eloquente barriera di tubi, pellicola e plexiglass, in un continuo gioco di alternanze, di ruoli, di ricordi e di emozioni. L’uso di semplici travestimenti e di alcuni oggetti – come un velo bianco, uno zainetto di scuola, una camicia da uomo –, e la modulazione della voce unita alla variazione della gestualità, segnano l’entrata e l’uscita dell’attrice da ogni personaggio, mentre le musiche l’accompagnano nell’espressività fisica e nelle danze, senza le quali sarebbe uno spettacolo di sole parole. Lo spettatore viene catturato, dettaglio dopo dettaglio, fino a raggiungere l’epilogo e la rivelazione, il verdetto chiarificatore, definitivo, ineluttabile. Il lavoro di elaborazione di quel che si è visto è estremamente libero e personale.
Quattordici chilometri con Marta Bevilacqua; drammaturgia Marta Bevilacqua e José Olmos; regia José Olmos. Visto il 24/02/16 a Cubo Teatro, Torino.
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