Zelda
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Sinossi
Zelda Sayre Fitzgerald (1900-1948). Fu moglie dello scrittore F. S. Fitzgerald. Autrice nel 1932 del meraviglioso romanzo autobiografico “Lasciami l’ultimo valzer”, morì in circostanze oscure nell’incendio dell’ospedale psichiatrico in cui era ricoverata a causa della sua schizofrenia. Per i suoi atteggiamenti spregiudicati è stata spesso considerata una sorta di proto-femminista. Zelda e Fitzgerald, uniti da una tormentosa e struggente storia d’amore, sono stati un’icona della nuova Età del Jazz in America e un modello per l’Europa degli anni ‘20. Piccola Compagnia della Magnolia approfondisce la propria indagine tra ricerca formale e densità emotiva, affidando alla figura di Zelda la metafora di un’inesausta ricerca del sublime. Uno spettacolo delicato e struggente, avvolto in un nauseabondo odore di rose rosa.
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Spettacolo intenso, poetico e necessario. La sensazione è di entrare in un'istante all'interno della vita di una donna straordinaria e poterne cogliere tutta la bellezza, l'amore, la follia, lo strazio e i desideri più urgenti. Tutta l'azione si svolge nel letto dell'ospedale psichiatrico dove fu ricoverata per schizofrenia fino al 10 marzo 1948. Lo spettacolo emoziona, diverte e non stanca un secondo grazie alla densità della recitazione di Giorgia Cerruti e alla forza del testo. Le sensazioni del racconto che invadono la scena iniziano già appena entrati in sala grazie al buonissimo odore di rosa che pervade tutto il teatro della Cavallerizza reale occupata di Torino. Nel racconto arrivano immagini che parlano della vita di ognuno e che invitano al desiderio, all'amore e alla determinazione. La follia parla attraverso i cambi dell'attrice, la recitazione vitale e carnale e l'emozione a fior di pelle.
La scelta della Piccola Compagnia della Magnolia è di non avanzare letture critiche troppo eccessivamente "femministiche" al marito Francis Scott Fitzgerald ma di accompagnare lo spettatore all'interno di questa stupenda storia d'amore cercando di illuminare con convinzione anche le parti più oscure donando sensazioni di speranza, sogno e abbandono.
Un bellissimo lavoro che dichiara il decollo di una nuova fase della compagnia che, dopo gli anni di successo grazie agli spettacoli sui grandi classici, inizia un percorso sulle grandi biografie che a pare mio potrà rivelare ancor più l'urgenza autorale e comunicativa di una piccola grande realtà italiana.
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Imponente presenza scenica. Corpo e parole partecipano insieme all'occupazione di tutto il volume disponibile, riempiendo lo spazio e i cuori.
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Bello spettacolo, forte, struggente e commovente. L'attrice ha saputo "essere Zelda" in maniera vivida e vera (molto brava nel rapporto col pubblico, anche se forse un po' "manieristica": ma è un mio gusto). Un bel viaggio, che son stato felice di fare. Davvero complimenti.
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L'essere più bianco e rosa che ho incontrato Un'anima vitale e dolorosa. Bellissima, bravissima.
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Un'ora di pura poesia insieme a Giorgia Cerruti. Attraverso pochissimi oggetti scenici, nessun orpello inutile, riesce a rievocare un mondo con i suoi soli occhi, bagnati, felici e disperati ma soprattutto reali. Grazie per tanta bellezza, Zelda. I.
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Una Giorgia immensa. Una grandissima prova d'attore.
Regia molto suggestiva.
Lacrime agli occhi al termine della performance e nei giorni seguenti ancora mi tornava alla mente come Giorgia si fosse calata in questo personaggio, vera e credibile fino al più lieve movimento delle dita.
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No perditempo potremmo ammonire all'ingresso.
State per vedere un lavoro antico e bellissimo. Il lavoro dell'interpretazione che non lascia nulla al caso ma che con il caso gioca a rimpiattino.
Bellissime le parole di Giorgia/ Zelda.
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