Il giardino dei ciliegi
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Sinossi
L'opera narra le vicende di una famiglia russa, la quale, in avverse condizioni economiche, si trova costretta a mettere all'asta la sua tenuta per far fronte ad un'ipoteca. Nonostante svariati tentativi per mantenere la proprietà, la famiglia è, alla fine, costretta ad abbandonare la propria casa, mentre il rumore degli alberi abbattuti fa da sottofondo. Un’opera che già all’indomani della sua nascita rivelava una duplice natura, ora commedia ora tragedia: una critica impietosa a chi è incapace di adattarsi ai cambiamenti. La vicenda di Ljubov' Andreevna Ranevskaja e della sua famiglia rispecchia la crisi di una società, la decadenza di una classe, l'affermazione di un'altra, quindi una trasformazione di mentalità e il delinearsi di un nuovo sistema di valori, mentre ripropone i temi, cari al drammaturgo russo, dell'idealismo, della frustrazione, del sacrificio in funzione di un benessere avvenire, e ancora "la sofferenza del mutamento", qualcosa che fatalmente accomuna tutti, giacché al fondo di ogni trasformazione si affaccia per ognuno di noi, inevitabile, l'interrogativo sul senso ultimo delle cose. Con la moderna messinscena di Teatro MA/LUDWIG si racconta la condizione delle famiglie di oggi distrutte dalla crisi. Della paura di reagire alle difficoltà per poi trovarsi sul lastrico e strangolati dai debiti.
Si descrive la condizione di migliaia di persone, di nuovi e vecchi poveri, che per vergogna, per indole o per ignoranza, si affidano a chi, senza scrupoli, approfitta del disagio economico prodotto dalla crisi.
Nella trasfigurazione della vicenda della famiglia aristocratica russa, che si vede sfilare di mano quel giardino dei ciliegi acquistato dal figlio di un servo, leggiamo la metafora di ciò cui abbiamo dovuto rinunciare nostro malgrado. La nostalgia e l’amarezza dei protagonisti travalicano i confini della commedia per conquistare una dimensione universale, capace di penetrare ancor oggi l’animo degli spettatori.
I personaggi del giardino sembrano sordi che cercano di dialogare tra loro. Cechov sembra gridare, poeticamente, ai personaggi di fare qualcosa per salvarsi ma non c’è speranza, se non per chi ascolta il proprio istinto. Lo “stare” cechoviano è lo “stare” di un’intera società, che, depressa e ansiosa, non può permettersi il pane, ma gioca alla lotteria.
Regia di Benedetto Sicca
Con Riccardo Buffonini, Sonia Maria Teresa Burgarello, Sara Drago, Giancarlo Latina,
Michele Mariniello, Luigi Maria Rausa,
Beppe Salmetti, Carla Stara.
Violoncello: Bruna di Virgilio
Produzione: TEATRO MA/LUDWIG
Con il sostegno di: Teatro Filodrammatici
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