Il re ride
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Spettacolo molto interessante, attori molto bravi, scenografia raffinata, regia molto attenta. Bello il lavoro di attualizzazione della fiaba, sia nei contenuti che nell'ambientazione (vagamente dark). Nulla è lasciato al caso; la recitazione è volutamente stilizzata, un po' come nei grandi teatri asiatici, anche se, a volte, risulta forse un po' troppo accademica. Il pubblico guarda con profonda ammirazione, sebbene forse non sia emotivamente molto coinvolto nella vicenda. Sicuramente da vedere.
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Interessante spettacolo che mescola una tradizionale trama fiabesca napoletana con riflessioni filosofiche sul potere, il suo fascino e la sua dannazione, sulla scia di Heidegger. Regia equilibrata e raffinata, dove tutti gli elementi, quali recitazione, corpo dell'attore, scene, costumi, maschere, oggetti scenici, luci e musiche si bilanciano reciprocamente, anche se qui sono gli attori ad emergere sul sistema spettacolare, le loro voci misurate e al contempo vibranti, il loro corpo che si esprime tra danza, mimo, tipizzazioni della commedia dell'arte e gestualità sapientemente emotiva.
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Una antica favola napoletana...una di quelle favole che insegnano ai piccoli il valore dell'onestà e della verita, che, alla fine sono sempore premiate...ma l'autore bne cambia il finale: qui il cattivo rimane al suo posto, impunito, a regnare su un reame che della verità non sa che farsene?e perchè...?Un re decide che , ciontrariamente a quanto detto dalla sua regina in punto di morte, a lui succederà solo uno dei due figli, non il più forte, ma il piu puro, e per sapere chi dei due meritasse la corona li manda nel bosco alla ricerca dell'uccello grifone, mitica creatura che ha il potere di mostrare se stesso solo ai puri di cuore.Chi avrà riportato una piuma d'argento di quell'uccello avrà il regno...I due fratelli partono,uno piu deciso e animato dal desiderio di regnare, l'altro molto piu ingenuo più spinto dal mistero di trovare questa creatura dai poteri magici:e lui la trova, a lui l'uccello si mostra e dona la verità, "quella verità che rende liberi per tutta la vita, anche se si dovesse vivere nelle piu tenaci catene" (qui ho voluto ritrovare un chiaro messaggio cristiano, forse non cvoluto dall'autore, chissa...).Mostra la piuma al fratello che invece ha tentanto invano di prenderla con la forza all'uccello grifone che poi è scomparso: accecato dall'invidia e dalla sete di potere quest'ultimo uccide il "fratello buono", gli ruba la piuma e torna per regnare...ma nel bosco,c'è una casa e un vecchio boscaiolo , che vede il fantasma del fratello morto e grazie a un osso di cadavere che ha il potere di raccontare la verità, ne viene a conoscenza.Torna a corte e accusa il re, che, da imputato e giudice al tempo stesso si autoassolve: lui regna perchè è tornato con la piuma dell'uccello come detto dal padre sovrano,e la morte del frastello, è stato un prezzo che lui per primo ha pagato.Il boscaiolo tornerà nel bosco, condannato a vagare con senza uscita...Ho letto che alla base di questa interpretazione della fiaba ci sia Heidegger, che conosco poco (amava la foresta nera e aveva una casa li dove sovente vi si ritirava a scrivere):da spettatore ci ho rivisto mie cose, mi son dato mie spoiegazioni...il finale mi ha ricordato Leopardi, le Operette Morali di Martone: questa madre Natura che è matrigna e indifferente alle vicende dei suoi figli regna sovrana nel bosco, che rappresente il lato oscuro della natura, di noi stessi, dove i due fratelli devono addentrarsi per poter scoprire la natura intima di se stessi....e uno solo viene toccato dalla VErità, quella verità che libera, che rende franchi dalle leggi di questo mondo...Ma sono le leggi di questo mondo che lo governano e la leggge homo homini lupus porta l'altro fratello a governare con la forza, con la ferocia...e la natura rimabne lì, impassibile, a veder regnare il cattivo e vagare per sempre l'anima del buono...quella casa nel bosco, quel rifugio che l'uomo costruisce nell'orrido bosco con le sue mani, viene distrutto alla fine dal boscaiolo: quale rifugio mai potrà costruire l'uomo per salvarsi dalle crudeli leggi della Natura?Spettacolo imponente, recitazione a massimi livelli, sc ene e costumi che , nella loro semplicità rivelano uno studio accurato e dettagliato: nulla è improvvisato nè casuale,un lavoro teatrale esemplare
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Se riuscite non perdetelo.
Alto livello degli attori in scena.
Regia molto convincente.
Storia che ti fa pensare.
Buon teatro insomma.
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Che bello! Una favola ripresa in chiave attualissima, ma che riesce a restare fedele alla dolcezza e alla amarezza delle favole!! Gli attori sono bravissimi, il Re è strepitoso!! Grande energia, complimenti a questa compagnia napoletana.
Sinossi
IL RE RIDE è una riflessione sul potere in forma di clownerie.
Ispirato alla leggenda campana dell’UCCELLO GRIFONE, di questa stravolge presupposti e finale in una rilettura che si fonda sulla filosofia esistenzialista di M. Heidegger.
La storia è quella di un fratricidio per il potere e mentre nella versione originale il misfatto, scoperto grazie ad un prodigioso flauto che canta la Verità, viene punito e la giustizia si compie, nella versione da noi proposta il fratello omicida, ormai re e giudice supremo, si auto processa e con una verità relativa si assolve. In assenza di una Verità assoluta la giustizia non si compie ma per il suonatore di flauto si apre lo spazio della libertà, libertà di fare una scelta ontologica nuova ad origine di una nuova storia dell’umanità.
Autore: Luisa Guarro
Regia: Luisa Guarro
Interpreti: Francesco Campanile, Luca Di Tommaso, Luca Gallone
Luci: Pasquale Summonte
Costumi: Federica Del Gaudio
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