La Confessione
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Sinossi
Una storia vera. Un prete che vive a Roma confessa la sua inclinazione sessuale. E' un'omosessuale. Ci racconta la sua infanzia, i suoi incontri, le sue masturbazioni, le sue sofferenze, la sua condanna all'interno della Chiesa, il suo amore per Dio. E' un prete e vuole rimanere tale. "La Confessione” di Marco Politi (già vaticanista e biografo di Giovanni Paolo II), è il primo spettacolo teatrale italiano che racconta la condizione di un sacerdote omosessuale. Tratto dall’omonimo romanzo di Politi: “La Confessione. Un Prete Gay Racconta La Sua Storia”, con l’interpretazione e la regia di Alfredo Traversa. L’opera nasce da un incontro con un prete che ha raccontato il suo mondo ed il suo vissuto. Dall’entrata in seminario alle saune, dalla sospensione alla celebrazione eucaristica. Un calvario attraverso le scomuniche della gerarchia ecclesiastica e la comprensione dell’uomo e dei suoi desideri carnali. Una testimonianza drammatica e sincera di un prete cattolico che scopre di essere omosessuale, raccontata sul palco mentre. Non ha segreti, si mostra al pubblico proprio come nell’atto di una confessione piena. Non c’è mediazione. Il suo corpo e la sua anima sono davanti agli spettatori. “Non è stato facile arrivare sino a questo punto. Sentire l’urgenza di portare un corpo in scena per vedere le sue piaghe. Per condividerne la contraddizione – racconta l’interprete Alfredo Traversa – ho cercato lo scrittore e giornalista Marco Politi per anni, volevo comprendere quello che lo scrittore Vincenzo Cerami aveva già scritto sul conto del sacerdote nella prefazione al libro di Politi (E’ il viaggio di un’anima alta, messa a dura prova da un destino difficile. Chi parla è una persona speciale, vera e vivente. La sua voce è di un uomo disarmante e sincero fin quasi alla spudoratezza, ma ferma nel suo desiderio di assoluzione e di vita). C’è amore c’è odio, c’è insicurezza, c’è distruzione, c’è salvezza, c’è conforto, c’è silenzio. C’è tutto il mondo nell’anima del nostro sconosciuto e se ci fosse una via d’uscita non ci sarebbe la Vita, non ci sarebbe il Teatro
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