Mi abbatto e sono felice
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Commovente e gioioso monologo che mette voglia di aumentare i propri sforzi per l'ambiente e uno stile di vita sostenibile.
L'attore ci regala davvero tutta la sua fatica e la sua felicità.
Impossibile non rifletterne anche nei giorni successivi.
Bello!
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Particolai
7 maggio 2016
"Mi abbatto e sono felice" il monologo ad impatto zero. Divertente commovente intelligente
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Federica Leone
9 maggio 2016
Gli spettacoli al "magazzino sul Po'' sono stupendi!
Ho passato una serata lì e non ne sono affatto pentita.
Infatti consiglio vivamente :
"Mi abbatto e sono felice","Zona Cesarini" &"il giuramento".
Mi sono piaciuti tutti e tre,ma il primo vale la pena vederlo per riflettere su tematiche non sempre affrontare ma molto importanti .
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Riccardo
10 maggio 2016
Spettacolo alternativo e simpatico. Offre molti spunti di riflessione e il messaggio passa forte e chiaro. Brau!
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Ludovica
11 maggio 2016
l’argomento, di sicuro interesse e attualità, è portato in scena con allegria e coerenza creando uno spettacolo brillante sia per la messa in scena che per la recitazione. Da vedere!
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Arianna Cinquatti
15 maggio 2016
Molto bello, sia il tema sia come viene affrontato! Mi è piaciuto molto il richiamo alla figura del nonno e a uno stile di vita più semplice e consapevole. Da vedere!
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Alessandra Musoni
17 maggio 2016
Molto interessante e godibile! Grazie…ci avrei portato altri amici, sarà per la prossima volta. GRAZIE per il contenuto, poetico e ‘urgente’… molto concreto.
Alessandra
Sinossi
“Mi abbatto e sono felice” è un monologo a impatto ambientale “0”, autoironico, dissacrante, che vuole lanciare una provocazione
importante; vuole far riflettere su come si possa essere felici abbattendo l’impatto che ognuno di noi ha nei confronti del pianeta sul
quale abitiamo.
Sempre più spesso si sente parlare di disagio, crisi, scarsa produttività, povertà, inquinamento, surriscaldamento
globale, etc.. Ma come, nell’era del benessere ci sono tutti questi problemi?! Sembra che la felicità dell’uomo occidentale sia
direttamente proporzionale a quanto produce e quanto consuma: producendo si ottiene denaro e più denaro si possiede, più si
consuma e ci si sente felici. Siamo certi di questa affermazione?
Molti di noi avrebbero la risposta pronta, ma a parole siamo bravi tutti. Sono i fatti quelli che contano. Pensiamo per un attimo alla
tensione che scorre all’ora di punta nei centri delle città, quando basta un clacson per far scoppiare una rissa. Pensiamo all’invidia
nei confronti di chi,sul posto di lavoro, ottiene un passaggio di livello, ai continui piagnistei delle persone davanti a uno spritz, ai
milioni di finanziamenti suicidi per assicurarsi un’ automobile da 40.000 Euro, alle farmacie prese d’ assalto da una popolazione
malata e acciaccata. Vi sembrano segni di un popolo felice? La risposta pare piuttosto scontata. Eppure i capi dei governi invitano a
consumare di più, a produrre di più, con un’ inevitabile incremento della frustrazione umana. Le lotte di potere sono all’ordine del
giorno e a qualsiasi livello.
Dall’altra parte gli stessi capi dei governi parlano dei problemi di inquinamento, rifiuti tossici,
surriscaldamento globale… Anche qui si riscontra un paradosso non indifferente. Si spinge a produrre e a consumare di più e poi ci
si lamenta di come il pianeta stia andando a rotoli? Siamo la specie più invasiva della Terra, acciecata da un materialismo dilagante.
L’ipocrisia è all’ordine del giorno. In tutto questo, l’unica ancora di salvezza è l’ Amore. L’unica variabile impazzita, l’unica variabile a
sfuggire alle leggi della fisica e della chimica. L’amore per se stessi, per le altre creature e per il pianeta che ci ospita potrà salvarci
da un declino altrimenti inarrestabile.
L’amore non costa, non crea Pil, non inquina, è scomodo perché fa ammalare di meno, perché
sfugge alle statistiche, perché non è tassabile, almeno per ora.
“Mi abbatto e sono felice” non utilizza energia elettrica in maniera tradizionale. Si autoalimenta grazie allo sforzo prodotto dall’attore
in scena, che pedalando per un’ora intera su una bicicletta recuperata in discarica, fa girare una dinamo collegata ad un faro, che si
illumina a seconda dell’intensità della pedalata. Non sono presenti altri elementi
scenici, i costumi sono essenziali e recuperati al mercatino dell’usato. Le musiche
sono live. E’ lo stesso attore ad accompagnare il pubblico in alcune esperienze
sensoriali, suonando uno strumento a percussione in legno, realizzato a
mano da un artigiano africano.
Lo spettacolo si presta a stimolanti sinergie con enti che si occupano delle
questioni legate alla salvaguardia dell’ ambiente, all’eco-sostenibilità, alla
decrescita felice. L’intenzione è quella di sensibilizzare trasversalmente la
cittadinanza, attraendo anche un pubblico solitamente non avvezzo al teatro.
di e con Daniele Ronco
regia Marco Cavicchioli
produzione Mulino ad Arte
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