Mistero Buffo
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Ieri sera sono andato a vedere l'amico e collega Matthias Martellii alle fonderie Limone.
Arrivare in teatro passando in mezzo alle tante macchine parcheggiate, alla gente che si affrettava a prendere posto mi ha emozionato come quando vedi qualcuno che hai conosciuto da "piccolo" diventare grande.
E così ho vissuto i primi minuti di spettacolo, con una bella meraviglia e un malcelato orgoglio.
Poi, poco a poco, ho visto gradualmente sparire in dissolvenza l'amico Matthias, per lasciare il posto a un grande attore, maturo, totalmente padrone della scena che riempiva il palcoscenico di cose, immagini, voci, e che interpretava magistralmente un grandissimo testo.
E per il resto della serata ho goduto come solo in teatro e con un interprete così si può godere.
Andateci! E godetevela che come dice Gesù agli invitati di Cana, la vita è adesso non dopo.
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Spettacolo dove ' L'imprevisto irripetibile ' ti portera nei Misteri Buffi del passato, con temi di attualita. L'interpretazione "Eccezionale" dell'attore -che è capace di sostenere lo spettacolo- ti portera quasi sulla scena con lui e sarai lieto di raccontare a tanti altri questa grande esperienza.
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Due ore di attenzione e concentrazione senza aiuto di scenografia e costumi e oggetti in scena, solo semplice bravura dell'attore Matthiass Martelli, che con i tempi giusti, un'ottima mimica facciale e modulazione della voce, è riuscito ad impersonare ogni personaggio raccontato da lui.
anche con la difficoltà dell'utilizzo del grammelot, è uno spettacolo molto piacevole e divertente, proprio come il grande Dario Fo.
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La performance portata in scena da Matthias Martelli è sorprendente, oserei dire persino degno del creatore di Mistero Buffo, Dario Fo.
Personalmente, per quanto di questo spettacolo si possa lodare la tecnica dell'attore e la passione che ci ha messo nel farlo, non mi ha coinvolto e non ho riso come il resto del pubblico.
Ho trovato nelle caricature dei personaggi dei cliché già visti in altre rappresentazioni comiche, anche se ciò è giustificato (fino ad un certo punto) dalla comicità tipica dei commedianti dell'arte.
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La bravura e le capacità attoriali di Matthias Martelli hanno reso lo spettacolo un'esperienza coinvolgente a livello immaginativo. Mai noioso, ho potuto seguire con linearità e coerenza i diversi racconti riuscendo a concretizzare di fronte ai miei occhi ogni singolo personaggio e racconto storico. Il giovane attore, solo e privo di qualsiasi fronzolo scenografico, è stato capace di rapportarsi con la messa in scena con espressività corporea e facciale. Direi che sia stato uno spettacolo degno di rispetto e per questo motivo da non perdere, capace di far riflettere senza nulla togliere alla comicità e alla presenza partecipativa da parte del pubblico!
Sinossi
Il testo più famoso di Dario Fo, uno spettacolo che lo ha consegnato alla storia del teatro e della letteratura, in una nuova versione diretta da Eugenio Allegri.
Mistero Buffo è considerato il capolavoro della produzione di Dario Fo, come recita la motivazione del Premio Nobel attribuitogli nel 1997: «A Fo… che nella tradizione dei giullari medievali fustiga il potere e riabilita la dignità degli umiliati». Eugenio Allegri dirige Matthias Martelli, giovane talento del Teatro della Caduta, in questa giullarata popolare che ha costituito il modello per il grande teatro di narrazione degli ultimi vent’anni. L’originalità dell’operazione del grande artista sta nell’aver attinto agli strati più profondi della tradizione popolare, rivitalizzandola e attualizzandola mediante riferimenti alla realtà contemporanea: le sacre rappresentazioni diventano occasioni per recuperare la cultura degli oppressi, delle classi subalterne, le cui uniche forme di rivalsa risiedono nel riso e nel comico. Mistero, dai Misteries medievali, ma anche “buffo”, perché dissacrante e oltraggioso nella rilettura di alcuni episodi della storia sacra. Il comico della Commedia dell’Arte incontra la lingua di Jacopone da Todi, Teofilo Folengo, Ruzante, giullari, dialetti padani, fondendosi nel celebre grammelot. Eugenio Allegri, che proprio a Palazzo Nuovo, a Torino, negli anni Settanta, vide lo spettacolo, nella sua versione originaria, scrive: «Anche nel nostro Mistero Buffo, Matthias Martelli, l’attore, è solo in scena, senza trucchi, con l’intento di coinvolgere il pubblico nell’azione drammatica, passando in un lampo dal lazzo comico alla poesia, fino alla tragedia umana e sociale. Lo “spazio scenico”, lasciato vuoto come allora faceva Fo, ha consentito all’attore/ giullare di interpretare le situazioni e i personaggi più variegati, passando da un luogo all’altro e da un tempo a un altro senza bisogno di scenografie. Il nostro lavoro quindi affonda le sue radici in una forma di teatro che, attraverso la lingua corporale ricostruita col suono, con le onomatopee, con scarti improvvisi di ritmo, con la mimica e la gestualità spiccata dell’attore, passa continuamente dalla narrazione all’interpretazione o alla sola evocazione dei personaggi, trasformandoli all’occorrenza dal servo al padrone, dal povero al ricco, dal Santo al furfante, per riprodurre sentimenti, reazioni, relazioni, e tutte quelle altre cose che fanno, infine quella rappresentazione sacra e profane chiamata Commedia. Fondamentale è stato svincolare Mistero Buffo dal mondo degli anni Sessanta e Settanta, per attualizzarlo e universalizzarlo, attraverso un linguaggio e un’interpretazione nuova e originale, nel segno della tradizione di un genere usato dai giullari medievali per capovolgere l’ideologia trionfante del tempo dimostrandone l’infondatezza. (Quella del nostro tempo, ma giusto per dire la mia, mi pare si chiami Autodistruzione)».
di Dario Fo
con Matthias Martelli
regia di Eugenio Allegri
aiuto regia Alessia Donadio
luci e fonica Alessandro Bigatti
tecnico video Loris Spanu
coach fisico Francesca Garrone
management Serena Guidelli
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
Teatro della Caduta
in collaborazione con Teatro Fonderia Leopolda e Comune di Follonica
con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
Prossime date
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