Riding buk
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"- la poesia coincide con la follia?
- la non-poesia è follia.
- cos'è la follia?
- la follia è l'orrore.
- cos'è l'orrore?
- qualcosa di diverso per ogni persona.
- ma l'orrore è parte di un tutto?
- è li.
- ma è parte di un tutto?
- non lo so so, signore"
SPETTACOLO SPETTACOLARE
e qualora decidessi di partecipare: "cavalcherai la tua vita dritto verso una risata perfetta"
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Come si fa ad esistere in un mondo che non si capisce? Le riflessioni di un bambino che sta dentro un adulto che non sa arrendersi a quello che sembra "normale".
Mai noioso.
Da vedere!
Sinossi
Riding Buk è una via di mezzo tra un tributo allo scrittore Charles Bukowski e una confessione intima dell’attore-autore.
Il punto di partenza è l’enorme quantità di scritti che Bukowski ci ha lasciato e che continuano ad essere pubblicati anche postumi. Il percorso è un setaccio autoriale, una sorta di vaglio attraverso il quale viene trattenuto soltanto ciò che con forza resiste alla rilettura: il punto di contatto tra lui e me, il punto di contatto tra il suo contesto e il mio. L’approdo è uno spettacolo eterogeneo, un collage arbitrario e coerente della sua opera e della mia realtà.
“Spettacolo di folgorante immediatezza nella sua linearità, colpisce per la rappresentazione di un mondo poetico ai margini e fuori dalle regole del perbenismo borghese, come quello dello scrittore Charles Bukowski.
Una sapiente costruzione drammaturgica, una declinazione dissonante di vari linguaggi, e, soprattutto, una calibratissima interpretazione attoriale raggiungono esiti di straordinaria, accattivante, visibile efficacia scenica.
Il racconto in prima persona, ricco di ricordi personali, punteggiato da momenti di intensa poesia è un seducente momento d’incontro in cui il teatro diventa stanza privilegiata in cui far rivivere affetti e memorie. Perché dentro questo spettacolo ad alta condensazione e intelligenza teatrali, ci sono, rielaborate con molta sensibilità, tutti i temi cari al poeta americano, la sessualità, la vita ai margini, il rifiuto di una regolarità, la rabbia e la disperazione.
Cristiano Nocera sa riportare sulla scena quella scrittura energica, corrosiva, maledettamente malinconica, straordinariamente poetica.”
La giuria del premio Felicia Impastato 2011.
Di e con Cristiano Nocera
Luci: Giuliano Lo Faro
Costumi: Johanne Maitre
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