Triangoli rossi
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Ho potuto assistere allo spettacolo del Teatro degli Acerbi "Triangoli rossi". Ne sono rimasta rapita. La bravura degli interpreti si stanziava principalmente nel narrare con assoluta delicatezza la crudeltà. Una poesia spezzata dalla seconda guerra mondiale, che in quel mare di nebbia che il bambino amava contemplare portava il rosso del sangue, il rosso dei triangoli dei deportati politici. Un impeccabile narratore introduce le vicende, come se fossero una fiaba per bambini coraggiosi, e un emozionante "nonno" si perde nel vivo del racconto più realistico, con assoluto realismo. Uno spettacolo nato per far ricordare e riflettere un pubblico eterogeneo e che colpisce nel profondo nel cuore, nei sentimenti, nelle sensazioni. Dario Cirelli impeccabile nel suo abito composto leggeva con partecipazione e ricordava, ricordava perché il ricordo è uno dei doni più belli concessi all'uomo. Al fianco, Massimo Barbero, incalzante nelle vesti di deportato. Raccapricciante la sua figura provata dal vento e dalla fame, languido il suo sguardo implorante, distaccato dal resto del mondo. Complimenti! Lo spettacolo era impreziosito dai contributi video di Riccardo Bosia, che spiegavano nel dettaglio i dati più specifici della deportazione, fonti di una ricerca condotta dall'ISRAT.
Seduta in quella seggiolina, sono volata lontana e ho tanto pensato. Io, la guerra, per fortuna, non l'ho vissuta e sono qui a sentirne parlare per evitare che accada di nuovo. I miei migliori plausi per la creazione, nella speranza che le mie parole assumano significato di memoria e non rappresentino solo numeri, numeri di matricola come oggetti.
Sinossi
Lo spettacolo “Triangoli rossi” raccoglie per la prima volta insieme i racconti degli astigiani deportati per motivi politici nei campi di concentramento nazisti. In un coro di voci che si sovrappongono alle immagini dei campi trasformati ormai in memoriali, queste schegge di memoria ripercorrono dall’arresto alla liberazione la tragedia del Lager, attraverso riflessioni spesso dure e taglienti come frammenti di vetro.
La fame, la violenza, i sogni infranti contro il filo spinato, i difficili ritorni, con il loro carico di dolore e di speranza tradita per un rientro inaspettatamente difficile nella normalità, tutto viene raccontato, con parole che diventano pietre della memoria.
Siamo partiti dalle loro parole non per “descrivere” tutte le atrocità compiute, descrizione che sarebbe impossibile, ma per tentare di rendere il clima di violenza e di sopraffazione, di privazione e di sofferenza, vissuto dai deportati ed internati nei Lager Nazisti.
Le testimonianze prendono corpo sulla scena e diventano estremamente profonde grazie alla rielaborazione video di filmati d’epoca che fissano nei nostri occhi il calvario vissuto dai milioni di deportati nei campi di concentramento. Ricordare, per noi, è un atto d’amore. Fare memoria è il testimone che i deportati ci hanno lasciato affinché i nostri figli e i nostri nipoti possano vivere sempre liberi.
“Noi avevamo sul braccio il triangolo rosso dei politici, con la matricola sui pantaloni e la piastrina al collo con il numero… E ci chiamavano solo per numero. Eravamo dei numeri. Dei numeri. "
testi a cura di Nicoletta Fasano e Mario Renosio
da testimonianze e memorie degli astigiani deportati nei campi di concentramento nazisti
con Massimo Barbero e Dario Cirelli
regia video di Riccardo Bosia
rielaborazione drammaturgica e regia di Dario Cirelli
realizzato con l' ISRAT - Istituto per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea AT
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