Trincea
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Ho visto lo spettacolo al teatro Astra di Torino...
Sto vedendo sempre più spettacoli dove la tecnica sta dominando la scena. Il teatro non è tecnico, la multimedialità in teatro è eccessiva. Il teatro e monomedialità. Esistono gli attori, il pubblico e null'altro.Ho ritrovato il Baliani che piace molto quando nel finale rimane solo... Baliani non ha bisogno di artifici per fare il Teatro.
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mi è mancato Marco Baliani. mi è mancata tanto quella capacità di raccontare che, per me, è eccellente.
Trincea è uno spettacolo che non segue gli spunti interessanti che ha trovato.
cupo. buio. triste. dal ritmo sempre uguale. con una drammaturgia ripetitiva. queste caratteristiche portate avanti per un'ora e venti rendono lo spettacolo noioso. purtroppo.
disegno luci, musiche e video proiezioni veramente molto belle ma anch'esse senza un'evoluzione all'interno dello spettacolo.
Marco Baliani per me è bravissimo. ma nel portare su un palco Kohlhaas è su un altro pianeta e io, purtroppo o per fortuna, sono legata a quel pianeta là.
Sinossi
Il corpo di un soldato nelle trincee della Prima guerra mondiale. Lo spettacolo di Marco Baliani è uno scavo dentro la disgregazione spirituale di quel singolo corpo. Movimento, suono, immagini, parole cercano di mostrare l'indicibile di quella guerra, la follia, la paura, la perdita di identità, la trasformazione di esseri umani in ingranaggi di un'enorme fabbrica produttrice di morte. E su tutto la fame, di cibo, di acqua, di umanità, di relazioni.
Uno spettacolo aspro, crudo, a tratti grottesco, un viaggio dentro la notte della nostra Modernità.
Il pittore è un macellaio, ma egli sta nella sua macelleria come in una chiesa, con la carne macellata come Crocifisso, che altro siamo se non potenziali carcasse? Quando entro in una macelleria mi meraviglio sempre di non esserci io lì appeso al posto dell'animale. Francis Bacon
La macelleria è lo sfondo opaco della Storia e il bancone del macellaio è la sua trincea.
La prima guerra mondiale inaugura l'impossibilità di una narrazione fondata su un flusso temporale continuo. Per il soldato in trincea il tempo si assolutizza in un denso presente, un tempo inceppato, fatto di gesti folli divenuti normali, come quello di uccidere e che impedisce alla parola di farsi racconto.
Il corpo è ubriaco di terrore, ha fame, non solo di cibo e di conforto, ha fame di umanità, di relazioni umane che ormai vanno svanendo nella memoria.
Il corpo individuale del soldato non esiste più, diviene ingranaggio, numero, funzione operosa della grande fabbrica industriale che produce morte, diviene efficiente strumento nelle mani dello Stato padrone.
Il corpo viene sottoposto ad un processo di spersonalizzazione, di impoverimento progressivo della propria umanità.
Con questo spettacolo voglio provare a essere quel corpo, nell'unicità di quell'annichilimento che lo espropria da sé stesso e lo riduce a carne, intercambiabile strumento di un potere che comincia allora a sperimentare su larga scala l'assoggettamento totale dell'essere umano.
Marco Baliani
di Marco Baliani
regia Maria Maglietta
interpretato da Marco Baliani
scena e luci Lucio Diana
musica e immagini Mirto Baliani
visual design David Loom
produzione Marche Teatro
coproduzione Festival delle Colline Torinesi
l'iniziativa ha ricevuto il logo ufficiale delle Commemorazioni del Centenario della prima guerra mondiale dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Struttura di Missione per gli anniversari di interesse nazionale
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