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Da non perdere "Testamento" lo spettacolo ideato e interpretato da Luca Trezza. La modalità espressiva cattura e fa vivere a pieno la fredda, poco umana e alienante comunicazione dei nostri giorni: la comunicazione in chat! Spettacolo intenso e coinvolgente!
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Interpretazione ipnotica, fisica, straniante, grazie alla bravura dell'artista che mette in scena la paura più dilaniante e che tutti riconosciamo, quella della solitudine. Assolutamente da vedere.
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Una rosa rossa sembra essere l'unico segno di vita in questo delirante monologo di un uomo diperato nella sua solitudine. Trezza con drammaticità e quasi ad occhi chiusi esprime con le parole a volte sussurrate e con i gesti di un corpo dilaniato e quasi divorato al suo interno dalla separazione dal mondo, una solitudine pari a quella dei gatti che soli se ne vanno o delle falene vive per pochi attimi. Il candore materno in un bicchiere di latte non basta a salvarlo, tanto meno le parole leggere di un padre che canta. Aspetta il suo incontro salvifico che non arriva. Solo dentro di sè dovrà trovare la sua salvezza, forse. Intenso ed emozionante!
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Luca Trezza mette in scena la propria lettura del paradosso della nuova comunicazione, che nega il suo scopo fondamentale anziché perseguirlo, che rende l’individuo solo nel mondo reale mentre lo illude nel mondo virtuale che l’isolamento non esista.
Fin qui niente di nuovo si potrebbe obiettare, ma Trezza si cimenta in questa sfida trovando un linguaggio tutto suo, meticcio di dialetti e linguaggi espressivi e gestuali esaltato dalla semplicità della scenografia, perfetto specchio della comunicazione in chat, quasi sempre nevrotica e quasi sempre, inevitabilmente, vuota.
Un senso di nevroticità e vacuità che però vacua non è, molto viene detto e molto c’è da ascoltare in questo personale (e originalissimo) testamento assolutamente da non perdere.
Sinossi
Il progetto nasce come TESTAMENTO.
Un testamento per trapanarsi l’anima con suggestione ed ironia. Un mettere un punto. E ripartire. Morire e rinascere. In 60 minuti.
Il tutto con molta “emoticon”. Un emoticon che ti “scassi la faccia” ed il resto che c’hai addosso. Un soliloquio-dialogante. A parlare? Le voci dell’infanzia. I mamma-papà. I ricordosi ricordi e le sfumature che si trasformano, s’ arravogliano, s’invadono.
Dialoghi da chat e lettura lirica. Per costruire la trama, l’intreccio. Il viaggio. La lingua è affettata, affogata, si apre, si chiude, si riassesta su se stessa. Una lingua spezzettata, con neologismi romano – napoletanosi e citazioni.
La scena è vuota. Pochi elementi miseri: un leggio, una rosa, un bicchiere di latte, una webcam
Un uomo ed un computer. Un uomo appeso su un filo di una connessione remota. Un uomo ha un appuntamento con una “X”, un appuntamento da chat, sopra un ponte. Mentre attende, ecco l’infanzia: i mamma-papà, i nonsense, le canzoni, i gatti e le falene sui lampioni. Un delirare. Come un urlo, una lamentazione.
Un “faccia libro” di questo tempo.
I classificato Festival della creatività – sez. Teatro Roma Capitale 2013
Finalista XII Festival Voci dell’Anima 2014
Scritto, diretto ed interpretato da Luca Trezza Una produzione Formiche di vetro teatro In collaborazione con Erre teatro Salerno
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